venerdì 17 aprile 2009

le ultime sull'inchiesta

 

I magistrati della Procura de L'Aquila che indagano sui crolli del terremoto hanno acquisito ieri filmati girati da privati, ma anche da telecamere a circuito chiuso, per ricostruire nel miglior modo possibile gli effetti del sisma sugli edifici.

E' quanto trapelato al termine della riunione tra investigatori e tecnici che si è tenuta nella Scuola della Guardia di Finanza.

Diversi video sono già stati acquisiti, compresi quelli di alcune tv private realizzate subito dopo la scossa distruttiva del 6 aprile.

I magistrati nelle prossime ore faranno lo stesso con le riprese dalle telecamere a circuito chiuso, ad esempio delle banche oppure quelle piazzate all'aperto soprattutto per verificare come hanno reagito gli edifici al terremoto.

La procura avrebbe già stilato un elenco di costruttori da interrogare «nelle prossime ore»: sono tutti quelli (una ventina) che hanno realizzato gli immobili sottoposti a sequestro.

Gli interrogatori avverranno non appena saranno pronti i primi risultati delle perizie sui reperti sequestrati in modo da poter muovere contestazioni specifiche

E parallelamente all'inchiesta va avanti anche il lavoro di verifica di agibilità dei palazzi e degli edifici pubblici. Su 2043 sopralluoghi effettuati gli edifici agibili nell'area colpita dal terremoto sono 1270, pari al 52%.

Sono invece 490 (21%) gli edifici temporaneamente inagibili, «ma agibili con provvedimenti di pronto intervento»; 69 (3%) quelli parzialmente inagibili; 113 (5%) quelli temporaneamente inagibili «da rivedere con approfondimento»; 293 (12%) gli edifici del tutto inagibili e 168 (7%) quelli inagibili «per rischio esterno».

Saranno fondamentali in queste prime settimane le segnalazioni degli aquilani.

Nelle ultime ore è stata raccolta la testimonianza di un uomo che ha raccontato di aver comprato una casa tre mesi fa, con i soldi di una vita.

«Mi avevano detto, assicurato, che era antisismica, invece è crollata», ha raccontato l'uomo.

Dopo i primi giorni, in cui la preoccupazione di tutti era rivolta altrove, adesso i cittadini sempre più numerosi vanno dai carabinieri, dalla polizia e dalla Guardia di finanza per denunciare crolli apparentemente inspiegabili. E non solo.

Le denunce riguardano case costruite in cemento armato che sono crollate mentre altre, lì vicino, sono rimaste intatte; edifici regolarmente collaudati eppure lesionati in modo tale da renderli assolutamente inagibili. Molto spesso, questi esposti sono corredati da foto e filmati di come era l'immobile prima del terremoto e, in alcuni casi anche delle fasi di costruzione. Accanto a questi, ci sono poi quei cittadini che hanno perso dei parenti nei crolli e che, durante il lungo sciame sismico che ha preceduto il terremoto del 6 aprile, avevano ricevuto più di una segnalazione di allarme da parte dei loro cari. Segnalazioni alle quali erano seguite altrettante rassicurazioni.

Sono esposti, questi ultimi, carichi di rabbia per «una tragedia che si poteva evitare». Tra le persone che hanno denunciato la presunta sottovalutazione degli allarmi lanciati ci sarebbero alcuni di quei cittadini che hanno perso dei figli nello stabile crollato in via XX Settembre 79 (7 morti).

A presentare un esposto è stato anche un comitato formato da un'ottantina di studenti della casa dello studente che si sono riuniti sotto il nome di "Casa dello studente Parte civile".

Gli aderenti hanno presentato un dettagliato esposto alla procura per denunciare che non sono mai stati presi in considerazione gli allarmi sulla stabilità del palazzo lanciati dai giovani che vi abitavano.


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