giovedì 30 luglio 2009

CASSAZIONE: STOP ALLA POLITICA URLATA

Stop alla politica urlata condita di insulti e offese. Lo intima la Cassazione secondo la quale ''liberalizzare'' il gergo offensivo a favore dei protagonisti del governo e dell'opposizione rischia di portare ad una ''concezione degradante della gestione dei pubblici poteri in cui i rappresentanti della democrazia rappresentativa potrebbero esprimere le proprie opinioni con strumenti vietati dalla legge, invocando un trattamento di favore, una inammissibile disuguaglianza davanti alla legge''. Applicando il giro di vite, la quinta sezione penale  ha confermato 300 euro di multa, oltre al risarcimento dei danni, nei confronti di un consigliere comunale siciliano di Roccella Valdemonte che, nel corso della seduta consiliare, aveva dato del 'cretino' ad un esponente di opposizione. Inutilmente il consigliere, gia' condannato dal Tribunale di Taormina nel giugno 2008, ha invocato clemenza davanti ai giudici della Cassazione sostenendo che il gergo utilizzato ''rientra ormai nel linguaggio polemico in uso dai partecipanti alla competizione politica''. La linea difensiva non ha fatto breccia tra gli ermellini che, confermando la condanna per ingiuria al consigliere comunale, hanno rilevato che ''l'esercizio del diritto al dissenso in un'assemblea di democrazia rappresentativa non puo' essere considerato fatto ingiusto, legittimante nei soggetti politici contestati uno stato d'ira che possa attenuare la gravita' di una violazione di legge''. E questo perche', rilevano i supremi giudici ''in campo politico lo stato d'ira equivale a stato di intolleranza ma perche' nella dialettica politica, ai livelli alti e meno alti, il fastidio creato dalla critica e dalla diversita' del contendente e' un prezzo che in democrazia va pagato per intero, senza sconti''.

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