Neppure ventiquatto ore dopo le nomine, la giunta a sette di Guerino Testa scricchiola. Il partito di Carlo Masci, invece di annunciare il nome dell'assessore numero otto, rifiuta l'incarico, e in serata le voci di azzeramento cominciano a rincorrersi.
«Il gruppo consiliare non condivide l'impostazione data dal presidente Testa alla formazione della nuova giunta e non accetta l'incarico» scrivono i consiglieri Giorgio De Luca, presidente dell'Ater, Francesco Cola, sindaco di Cepagatti, e Roberto Ruggieri, consigliere comunale uscente di Città Sant'Angelo. «Un rifiuto doloroso, ma assolutamente motivato e che nulla ha a che fare con la richiesta di poltrone» sottolineano. «Mancano clamorosamente intere zone della Provincia e, cosa ulteriormente grave, dei sette assessori nominati, ben tre sono esterni e tutti del Pdl». Insomma, «un vero e proprio monocolore» che non può rappresentare la base di partenza della collaborazione a Palazzo dei Marmi. La pietra dello scandalo sembra essere la designazione dell'esterno Geremia Mancini, segretario regionale dell'Ugl, pescarese e quindi non in sintonia con l'idea di rappresentanza territoriale, che con la sua presenza avrebbe tagliato fuori uno degli eletti. «Mancini è un nome di respiro regionale» lo difende Testa, «e un eletto non rappresenta solo sua zona, ma tutti e 46 Comuni: cerchiamo di fare piccolo sforzo culturale».
«Il gruppo consiliare non condivide l'impostazione data dal presidente Testa alla formazione della nuova giunta e non accetta l'incarico» scrivono i consiglieri Giorgio De Luca, presidente dell'Ater, Francesco Cola, sindaco di Cepagatti, e Roberto Ruggieri, consigliere comunale uscente di Città Sant'Angelo. «Un rifiuto doloroso, ma assolutamente motivato e che nulla ha a che fare con la richiesta di poltrone» sottolineano. «Mancano clamorosamente intere zone della Provincia e, cosa ulteriormente grave, dei sette assessori nominati, ben tre sono esterni e tutti del Pdl». Insomma, «un vero e proprio monocolore» che non può rappresentare la base di partenza della collaborazione a Palazzo dei Marmi. La pietra dello scandalo sembra essere la designazione dell'esterno Geremia Mancini, segretario regionale dell'Ugl, pescarese e quindi non in sintonia con l'idea di rappresentanza territoriale, che con la sua presenza avrebbe tagliato fuori uno degli eletti. «Mancini è un nome di respiro regionale» lo difende Testa, «e un eletto non rappresenta solo sua zona, ma tutti e 46 Comuni: cerchiamo di fare piccolo sforzo culturale».
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