Non apparterrebbero a nessuno dei soggetti coinvolti nella vicenda del delitto di Carmela Rea, i due dna rinvenuti sulla siringa, trovata conficcata nel petto della giovane mamma di 29 anni. La siringa, quindi, secondo gli investigatori, sarebbe stata utilizzata da qualche tossicodipendente della zona e poi utilizzata dall'assassino insieme al laccio emostatico, solo per costruire una messa in scena, in modo da sviare le indagini.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento