martedì 22 dicembre 2009

STOP AGLI STUDI DI SETTORE DALLA CASSAZIONE

Dalla Cassazione arriva uno stop agli studi di settore, strumento di accertamento fiscale che per commercianti e artigiani rappresenta spesso un vero incubo.
«Gli studi di settore non sono più un parametro certo in base al quale l’Agenzia delle Entrate può inoltrare la cartella di accertamento fiscale» ha sottolineato la Corte Suprema riunita a sezioni unite. La Cassazione ha emesso una sentenza destinata a rivoluzionare a favore del contribuente la formazione della prova nella causa con il Fisco. Gli studi di settore si basano su parametri di reddito introdotti dalla Finanziaria del 1996, e uno scostamento da quei parametri da un anno a un altro si presume nasconda l’elusione dell’imposta dovuta. Ma secondo i giudici della Cassazione si tratta ormai di «una elaborazione statistica, il cui frutto è un’ipotesi probabilistica che può solo costituire una presunzione semplice». Nulli quindi, da ora in avanti, gli accertamenti fiscali che si poggiano solo sui parametri degli studi di settore. Necessari altri accertamenti e il contradditorio con il negoziante o l’artigiano. Il pronunciamento è avvenuto dopo un ricorso dell’Agenzia delle Entrate per un piccolo caso di accertamento fiscale su un parrucchiere della Basilicata. Soddisfazione da Confesercenti e Confartigianato, mentre l’Agenzia delle Entrate sostiene che già dal 2008 una circolare interna ha chiarito che i soli studi di settore non bastano. «Gli accertamenti devono dare conto della situazione complessiva del contribuente e del contradditorio acquisendo ulteriori elementi che consentano di rafforzare la presunzione di non congruità dei ricavi e compensi dichiarati» dice il direttore dell’Accertamento Luigi Magistro.

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