Ripartira' domani il processo per Antonio Di Bucci e Rita Guerra, accusati di omicidio premeditato, distruzione e occultamento di cadavere del cameriere di Ateleta e marito della Guerra, Giuseppe Petrilli. I fatti risalgono al 7 dicembre del 2003, quando Giuseppe Petrilli fu ritrovato morto a bordo della sua auto in una scarpata al chilometro 8 della strada provinciale 84, tra Roccaraso, dove lavorava e Ateleta, dove viveva. In un primo momento si penso' ad un incidente stradale dovuto al fondo ghiacciato, ma dopo i rilievi gli agenti della Polizia stradale notarono che qualcosa non quadrava nella dinamica. L'auto trovata dai soccorsi era completamente distrutta dalle fiamme, tanto che la stessa identificazione della vittima risulto' difficile. Dopo cinque mesi di indagini fu chiesta la riesumazione del cadavere di Petrilli per eseguire l'esame autoptico, a seguito del quale emerse che era morto per un colpo alla testa sferrato con un oggetto contundente e che gli arti erano parzialmente mutilati. Nei confronti del Di Bucci, presunto amante di Rita Guerra, il 13 luglio 2007 scatto' l'arresto in esecuzione di un'ordinanza di custodia cautelare. La prima udienza preliminare si concluse il 16 giugno del 2008 con l'ordinanza del gup Massimo De Cesare, la quale stabiliva la remissione degli atti al Pm Aura Scarsella, in quanto i fatti, cosi' come descritti, non collimavano con la tempistica di esecuzione del presunto delitto. Con la stessa ordinanza il gup scarcero' Di Bucci, fino ad allora detenuto in custodia cautelare presso il carcere di Pescara. Su appello presentato dal Pm Aura Scarsella, avverso la scarcerazione, il Tribunale del Riesame dell'Aquila stabili' che Antonio Di Bucci non poteva soggiornare nei comuni che ricadono nella competenza del Tribunale di Sulmona.
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