Sono 4 le piazze abruzzesi che venerdì 6 maggio ospiteranno le manifestazioni della Cgil. Pescara, Teramo, Sulmona e Lanciano aderiranno allo sciopero nazionale dei lavoratori. Ad illustrare gli allarmanti dati che hanno spinto alla mobilitazione generale, Gianni Di Cesare, segretario regionale del sindacato. Un lavoratore abruzzese ogni 5,6 e' in difficolta', i disoccupati di questa regione sono passati da 38mila a 50mila, rispetto al 2008 sono stati persi 15.000 posti di lavoro, tra il 2000 e 2009 l'Abruzzo e' diventato l'ultimo in Italia per cio' che riguarda il Pil (con un - 4) e le previsioni per il 2011 non fanno sperare nulla di buono (- 2,2 nel decennio). A questi numeri si aggiungo 37.943 lavoratori che beneficiano di interventi a sostegno e 8.183.000 ore di cassa integrazioni guadagni nel mese di marzo (cioe' piu' 500mila ore). L'unico settore che recupera e' l'agricoltura ma perdono, in termini di occupazione, industria e terziario. Lanciando l'allarme lavoro la Cgil sottolinea che "sicuramente lo sciopero del 6 si fonda su una scelta politica, nel senso che non condividiamo le scelte del governo perche' producono conseguenze negative su lavoratori e pensionati" - ha detto Di Cesare. Le proposte della Cgil riguardano il lavoro, la crescita e il fisco. "Abbiamo bisogno - ha spiegato il segretario - di un fisco giusto che superi le disuguaglianze e chiediamo una grande attenzione sul lavoro di giovani, donne e precari. Diciamo no a questo federalismo fiscale e sollecitiamo la democrazia sindacale. Quanto a nucleare e acqua voteremo si' e diciamo si' alle energie rinnovabili oltre che ad un nuovo welfare locale e nazionale. Si assiste invece ad una riduzione dei servizi e ad una crescita delle tariffe, ma su questo vorremmo aprire delle trattative con Comuni e Province". L'imperativo, per la Cgil, e' "agire perche' il benessere della gente e' in grave difficolta' e si sta entrando in una fase delicata". Tra i dati piu' preoccupanti la Cgil inserisce anche quelli sugli infortuni sul lavoro, perche' "il trend non scende, anzi aumenta, e questo la dice lunga sulla precarieta' del lavoro".
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