mercoledì 22 giugno 2011

PAROLISI PREPARA LA LINEA DIFENSIVA

Salvatore Parolisi, marito di Melania Rea e unico indagato per la morte della donna, incontrerà domani i suoi legali Walter Biscotti e Nicodemo Gentile, per definire la linea difensiva in vista dell'interrogatorio da parte degli inquirenti della procura di Ascoli, previsto per venerdì. Per il caporalmaggiore dell'esercito, si tratta del primo interrogatorio da indagato, e non piu' solo da persona informata sui fatti. "Considerando la pressione e il linciaggio mediatico che lui ha dovuto subire da due mesi ad oggi - dice il legale Biscotti - l'avviso di garanzia non cambia nulla, e' una formalita'. La posizione di Parolisi non e' piu' difficile di prima. Lui e' sereno e tranquillo - prosegue - e anche la nostra strategia non cambiera'. Dobbiamo comunque ancora, vedere e valutare tutte le carte". Quanto al fatto che nessuno dei testimoni sembra essersi accorto della presenza di Melania o del marito sul Colle S.Marco, nel primo pomeriggio di lunedi' 18 aprile, giorno della scomparsa della 29enne di Somma vesuviana, il legale risponde: "Non e' facile ricordarsi di una persona sola". Intanto Parolisi, che deve rispondere di omicidio volontario aggravato, questa mattina ha dichiarato ai giornalisti di aver trascorso una notte tranquilla. "La migliore notte - ha aggiunto Parolisi - , visto che sono stato con mia figlia". Il caporalmaggiore ieri aveva dichiarato di sentirsi come "Cristo in croce". Secco il commento di Vittoria Rea, mamma di Melania. "Salvatore dice di essere come Cristo in croce? - ha dichiarato la donna la cui famiglia si è costituita parte civile - In croce ci si è messo da solo". E sull'avviso di garanzia notificato ieri a Salvatore Parolisi, l'Unione delle camere penali censura senza mezzi termini l'operato degli inquirenti affermando che "si e' consumata una palese violazione delle piu' elementari norme del codice e si e' verificato, nell'indifferenza di tutti, un clamoroso attentato alle piu' inviolabili garanzie del diritto di difesa". Secondo i penalisti infatti "Parolisi nel corso delle indagini e' stato convocato in caserma come persona informata dei fatti e interrogato per 8 ore senza un avvocato e al di fuori di qualunque tutela e diritto riconosciuti dal codice. E tutto cio' nonostante l'accusa - prosegue la nota - , a quanto riferito (e mai smentito) dai media, ritenesse di avere indizi a suo carico". "Il diritto dell'incolpato - ricorda l'Ucpi - a essere informato tempestivamente e in modo chiaro delle accuse mosse, il diritto di avvalersi di una difesa tecnica, il diritto di non rispondere alle domande che riguardino la propria responsabilita' costituiscono un bagaglio acquisito e irrinunciabile di ogni democrazia liberale e appaiono in questo caso, come per la verita' accade assai spesso nel nostro Paese, palesemente violate".

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